27/04/13

Ancora una volta su debito pubblico e crescita economica.

Nuovo post di  Presbitero e Panizza su Voxeu a proposito del caso Reinhardt/Rogoff, e a seguire un commento di Alex, molto arguto ed opportuno, per  chiarirne il senso generale.



Traduzione di Alex
di Ugo Panizza, Andrea F Presbitero, 25 aprile 2013
 
Alti livelli di debito pubblico sono dannosi per la crescita economica? Nella tanto pubblicizzata baruffa Rogoff-Reinhart si è molto discusso su aspetti non rilevanti. Questo articolo  riesamina i dati disponibili su ciò che è più rilevante. Si suggerisce che il legame debito-crescita è più complesso di quanto comunemente si pensi. Se da un lato  vi è evidenza  che il debito pubblico risulti negativamente correlato con la crescita economica, non esiste uno studio in cui si  possa stabilire con sufficiente sicurezza  un nesso causale tra i due. 

Alti livelli di debito pubblico sono dannosi  per la crescita economica? La risposta a questa domanda è di fondamentale importanza per comprendere se politiche fiscali espansive che aumentano il livello del debito finiranno per ridurre in futuro  il nostro tenore di vita.

In una serie di  articoli molto  considerati, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff hanno dimostrato come  alti livelli di debito pubblico risultino negativamente correlati con la crescita economica, ma che non vi è alcun legame tra debito e crescita, quando il debito pubblico è inferiore al 90% del Pil (Reinhart, Reinhart, e Rogoff 2012; Reinhart e Rogoff 2010). Reinhart e Rogoff sono stati molto attenti nel ribadire che i loro risultati non dimostrano  l'esistenza di un nesso causale tra debito e crescita. Tuttavia, molti commentatori e politici  [prendendo la palla al balzo] hanno voluto vedere nelle loro conclusioni un  nesso causale , per poi utilizzare  il presunto  legame  debito-crescita come un argomento a favore  del consolidamento fiscale.
 
In una recente ricerca,  effettuata esaminando la  letteratura empirica disponibile, riportiamo le evidenze esistenti  sul  legame tra debito pubblico e crescita economica nelle economie avanzate (Panizza e Presbitero 2013).

L'argomento a favore del legame tra debito e crescita

Le conclusioni di Reinhart e Rogoff hanno innescato  pubblicazioni a raffica  volte a valutare la robustezza dei  loro risultati, e la discussione sul rapporto tra debito e crescita nelle economie avanzate si è  accesa in modo particolare dopo la pubblicazione di un recente articolo di Herndon, Ash, e Pollin (2013) che contesta  alcune conclusioni  di Reinhart e Rogoff. Dal momento che la discussione è ancora in corso, non entriamo nella polemica e ci limitiamo a valutare quello che si sapeva  sul  rapporto debito-crescita prima dell’articolo di Herndon, Ash, e Pollin.

Effetti soglia

Invece di confrontare la crescita attraverso un set predefinito di intervalli, Minea e Parent (2012) studiano  il rapporto tra debito e crescita  utilizzando una tecnica statistica che permette un cambiamento graduale nella relazione stimata tra debito e crescita. Si trovano  così di fronte ad una complessa non-linearità che non può essere evidenziata  da modelli che impiegano  una serie di soglie esogene. Egert (2012) utilizza una variante del database di  Reinhart e Rogoff e ne conclude  che la presenza ed il posizionamento delle soglie di debito mostrano un’elevata sensibilità, [quindi scarsa robustezza]    nei confronti  di piccoli cambiamenti nella copertura dei differenti paesi, nella frequenza dei dati e nella  specifica econometrica.  Utilizzando tecniche di inferenza robuste, Baglan e Yoldas (2013) trovano sì una correlazione negativa tra debito e crescita in un sottoinsieme di paesi, ma nessuna evidenza di un effetto di soglia. 


Pubblicazioni  che studiano il rapporto tra debito e crescita, evidenziano come  ci sia una robusta correlazione negativa tra debito e crescita nelle economie avanzate (per i riferimenti, vedere Panizza e Presbitero 2013). Le stime sono economicamente significative e suggeriscono che un aumento di dieci punti percentuali del rapporto debito-PIL è associato a  18 punti base di diminuzione nella successiva crescita del PIL reale. Tuttavia, il nostro esame della letteratura esistente suggerisce che queste pubblicazioni,  che pongono sotto controllo le  covariate,  non mostrano effetti soglia. La relazione tra debito e crescita è negativa, ma piuttosto stabile e non influenzata da differenti livelli di debito.

Eterogeneità

La presenza di un certo grado di eterogeneità tra paesi  può portare a grandi distorsioni nella stima delle relazioni  tra debito e crescita. Kourtellos, Stengos e Tan (2012), operando con vincoli meno stringenti rispetto all'ipotesi che il rapporto tra debito e crescita sia costante in tutti i paesi o che vari solo al variare dei  livelli di debito, scoprono  che la relazione stimata tra debito pubblico e crescita economica dipende dalla qualità delle istituzioni, ma ancora non trovano evidenza sull'esistenza di soglie di debito.
Eberhardt e Presbitero (2013)  applicano  nuove tecniche econometriche  e i loro risultati mettono in dubbio l'approccio dei modelli utilizzati dalla maggior parte delle pubblicazioni  che studiano la relazione empirica tra debito e crescita.

Causalità

Mentre vi è evidenza che il debito pubblico sia negativamente correlato con la crescita economica, la correlazione non implica necessariamente una causalità tra i due. Il legame tra debito pubblico e crescita economica potrebbe essere determinato dal fatto che in realtà sia la bassa crescita economica  a  portare ad alti livelli di debito. In alternativa, la correlazione osservata tra debito e crescita potrebbe essere dovuta ad un terzo fattore che ha un effetto congiunto su queste due variabili.
In Panizza e Presbitero (2012a), mettiamo alla prova il legame di causalità senza trovare  evidenze  a sostegno dell'ipotesi che il debito influenzi   la crescita economica. Anche se siamo consapevoli che le tecniche per la valutazione dei rapporti di  causalità non sono mai a tenuta stagna, ci sentiamo di poter affermare che, allo stato attuale, non vi siano pubblicazioni  che possano stabilire  con sufficiente sicurezza  l’esistenza di una relazione causale tra  debito e crescita. Ci auguriamo che il nostro lavoro possa stimolare  ulteriori ricerche volte a scoprire possibili nessi di causalità.

Che cosa è il debito pubblico?


Un problema che viene raramente discusso nella letteratura empirica è la  definizione stessa di debito pubblico.
Alla fine del 2012, il debito lordo medio nei paesi OCSE era vicino al 110% del PIL, mentre il debito netto risultava inferiore  di quasi 40 punti percentuali (Panizza e Presbitero, 2013, tabella 1).
Mentre il debito netto è di solito molto più basso del debito lordo, delle  misurazioni del debito che utilizzino dei parametri ccomprensivi delle future passività implicite del governo produrrebbero un livello di indebitamento molto più alto. Hagist, Moog, Raffelhuschen e Vatter (2009) stimano il valore attuale netto delle passività pubbliche e  dei futuri ricavi e scoprono  che rapporto debito-PIL  “vero”  spesso risulta il doppio del debito lordo.
I ricercatori dovrebbero concentrarsi sul debito lordo o netto? Dovrebbero concentrarsi sul debito esplicito, o prendere in considerazione anche le passività implicite del governo? I metodi di misura  standard del  debito pubblico dovrebbero tener conto  anche del valore atteso delle passività potenziali del governo (si considerino le esplosioni improvvise del debito in Islanda, Irlanda e Spagna)?
Inoltre, è ormai riconosciuto che le vulnerabilità macroeconomiche e finanziarie dipendono sia dai  livelli di debito che dalla sua  composizione (Banca interamericana di sviluppo 2006). Purtroppo, è difficile trovare i dati comparati sulla composizione del debito pubblico nelle economie avanzate e in via di sviluppo.

Concludendo

Mentre  vi sono prove che il debito pubblico sia negativamente correlato con la crescita economica, non esiste uno studio che permetta di concludere con sufficiente confidenza  che esista una relazione causale tra debito e crescita. Inoltre, la presenza di soglie di debito e,  più in generale, di una relazione non monotona tra debito e crescita è fortemente dipendente da piccole variazioni  nella copertura del campione di  dati e dalle tecniche empiriche.
I nostri risultati non devono essere interpretati come un suggerimento  che l'accumulo di debito non sia una questione politica rilevante o che elevati livelli di debito non rappresentino  in generale un problema (per una discussione in proposito vedi Panizza e Presbitero 2012). Tuttavia, noi pensiamo che una valutazione corretta del complesso rapporto tra debito e crescita richieda ulteriori ricerche. A nostro avviso, questa ricerca dovrebbe concentrarsi sul nesso di  causalità e sulle diversità interregionali. 

Integrazione di Alex: 

Sono certo che l’articolo è molto chiaro per gli addetti ai lavori, ma forse risulta di comprensione meno immediata ai più.

In questo articolo Panizza&Presbitero (P&P) mettono i puntini sulle i su di alcuni aspetti, che secondo me sono importanti da conoscere anche per il lettore “generico” (me compreso naturalmente) a riguardo del gran parlare che si fa ultimamente sulla baruffa tra tecnici in corso e che ha per oggetto i lavori di Reinhart & Rogoff (R&R) lavori che, come noto, sono stati presi da svariati politici e commentatori come “pezza giustificativa” a favore delle politiche di consolidamento fiscale in quanto mostrerebbero un nesso causale tra debito e crescita al di sopra della soglia di debito del 90% . In altre parole poiché sembrerebbe che R&R abbiano dimostrato che, al di sopra della soglia del 90% del rapporto Debito-Pil, ulteriori aumenti di debito provochino decrescita (crescita negativa), allora evviva evviva le politiche di consolidamento fiscale.

Tanto per cominciare P&P ci informano che R&R parlano sì, di correlazione (negativa) al di sopra di una determinata soglia di debito (90%), ma che parimenti R&R stessi sono stati molto attenti nel ribadire che i loro risultati non dimostrano l'esistenza di un nesso causale che tra debito e crescita. Cioè: correlazione sì al di sopra della soglia di debito del 90%, ma con un nesso causale che resta tutto da dimostrare. Ooppps! E già qui …

Ciò premesso, P&P pur intendendo rimanendo al momento ai margini della Querelle non ancora conclusa, molto opportunamente per noi, fanno il punto su quello che in letteratura scientifica si sa fino ad oggi sulle questioni calde del dibattito; punto che si può così riassumere:

- Esistono in letteratura evidenze di correlazione negativa tra debito e crescita, cioè del fatto che all’aumentare del debito diminuisca la crescita

- Non esistono in letteratura scientifica evidenze altrettanto robuste che esprimano
a.un nesso di causalità tra debito e decrescita
b.l’esistenza di una soglia (il fatidico 90%) scatenante l’effetto.

-Esistono dubbi sulla robustezza delle conclusioni tratte impiegando alcune metodologia di analisi vista la elevata sensibilità delle loro conclusioni a variazioni nella copertura/impiego dei dati. Variando di poco in dati in ingresso si ottengono conclusioni molto differenti tra loro.
- Dulcis in fundo auspicano una maggiore attenzione alla definizione stessa di debito pubblico.

Un paio di commenti

1. Ritengo importante ricordare anche a noi, non addetti ai lavori, che Correlazione è sinonimo di Causazione (esistenza di un nesso causale) solo al Bar dello Sport. Perdonate se stronzifico al massimo! Al 35simo del secondo tempo entra il noto giocatore, una chiacchierata e discontinua testa calda; dopo un minuto segna, la squadra vince la partita. Conclusione: ecco vedi, era così chiaro, doveva farlo entrare dall’inizio! Cosa che, a volte, poi succede puntualmente la partita dopo, il giocatore entra dall’inizio, non segna, la squadra perde! Correlazione non significa di per sé esistenza di un nesso causale ma spesso i non tecnici, magari un poco romantici e sognatori, si fanno impapocchiare per bene in tal senso.


2. In questa triste storia dell’Euro ci sono state propinate e continuano a propinarci soglie “a rampazzo” di cui non se ne capirebbe bene il significato, se non fosse che lo si capisce benissimo. Esempio il mitico 3% sul deficit (ma perché non radice di tre su due per Pi greco per la sezione aurea, che fa molto più mistica numerologica?) il 60% sul debito (ma perché non 120 per il coseno di trenta, che fa più architetto geometra massonico?) e adesso il 90% sul debito per non scatenare la decrescita, un limite che però al momento non è per niente scientificamente assodato … ma un momento ... è tutto chiaro, come ho fatto a non pensarci: la paura fa 90.

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