30/04/11

La Guerra di Libia, il Potere Americano e il Sistema dei Petrodollari

Da Global Research un articolo approfondito sugli interessi in gioco e sul piano di Gheddafi per un'Africa post coloniale.
di Prof. Peter Dale Scott
Global Research, 29 Aprile, 2011
La campagna attuale della NATO contro Gheddafi in Libia ha dato luogo a una grande confusione, sia tra coloro che conducono questa inefficace campagna, sia tra gli osservatori. Molte persone, la cui opinione io di solito rispetto, vedono questa guerra come una guerra necessaria contro un criminale - anche se per alcuni il cattivo è Gheddafi, e per altri Obama.
Il mio parere su questa guerra, d'altra parte, è che essa sia tanto mal concepita quanto pericolosa - una minaccia per gli interessi dei libici, degli americani, del Medio Oriente e in teoria per tutto il mondo. Sotto la dichiarata preoccupazione per la sicurezza dei civili libici c'è un timore malcelato e più profondo: la difesa da parte dell'Occidente dell'attuale economia globale dei petrodollari, ormai in declino...

La confusione a Washington, di pari passo con l'assenza di discussione sul motivo strategico prioritario alla base del coinvolgimento americano, è sintomatica del fatto che il secolo americano sta finendo, e termina in un modo che è contemporaneamente prevedibile nel lungo periodo, quanto irregolare e fuori controllo nei dettagli.
Confusione a Washington e nella NATO
Rispetto al coinvolgimento nella questione libica, le opinioni a Washington spaziano da quella di John McCain, che ha chiesto alla NATO di fornire "ogni possibile mezzo di soccorso, con la sola esclusione delle truppe di terra", per rovesciare Gheddafi1  al congressista repubblicano Mike Rogers, che ha espresso profonda preoccupazione sul fatto di fornire armi a un gruppo di combattenti di cui si sa ben poco.2
Abbiamo visto la stessa confusione su tutto il Medio Oriente. In Egitto una coalizione di elementi non-governativi ha contribuito a preparare la rivoluzione non violenta, mentre l'ex ambasciatore U. S. Frank Wisner Jr., è volato in Egitto per convincere Mubarak a rimanere al potere. Nel frattempo, in paesi solitamente di grande interesse per gli Stati Uniti, come la Giordania e lo Yemen, è difficile individuare una politica americana coerente.
Anche nella NATO c'è una confusione che a volte rischia di trasformarsi in aperta discordia. Dei 28 membri della NATO, solo 14 sono del tutto coinvolti nella campagna di Libia, e solo sei sono coinvolti nella guerra aerea. Solo tre di questi paesi, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, stanno offrendo supporto aereo tattico ai ribelli a terra. Quando molti Paesi della NATO hanno congelato i conti bancari di Gheddafi e dei suoi sostenitori immediati, gli USA, con una mossa non pubblicizzata e discutibile, hanno congelato i 30 miliardi di dollari di fondi del governo libico. (su questo, torniamo più avanti). La Germania, la più potente nazione della NATO dopo l'America, si è astenuta sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, e il Ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, ha dichiarato: "Non appoggiamo una soluzione militare, ma una soluzione politica"3.
Un tale caos sarebbe stato impensabile nel periodo forte del dominio degli Stati Uniti. Obama sembra paralizzato dal divario tra il suo obiettivo dichiarato - la rimozione dal potere di Gheddafi - e i mezzi a sua disposizione, dato il coinvolgimento del paese in due guerre costose, e le sue priorità all'interno.

Per capire la confusione dell'America e della NATO sulla Libia, bisogna guardare ad altre questioni:

    • l'allarme di Standard & Poor's su un imminente downgrade del rating degli Stati Uniti

    • l'aumento senza precedenti del prezzo dell'oro a oltre 1.500 dollari l'oncia

    • lo stallo nella politica americana sul deficit federale e statale e su ciò che bisogna fare in proposito.
Nel bel mezzo della sfida libica a ciò che resta dell'egemonia americana, e in parte come conseguenza diretta della confusa strategia Americana in Libia, il prezzo del petrolio ha toccato i 112 dollari al barile. Questo aumento dei prezzi rischia di rallentare o addirittura invertire l'incerta ripresa economica americana, e costituisce una delle molte ragioni che dimostrano che la guerra di Libia non serve gli interessi nazionali americani.

La confusione sulla Libia è stata evidente sin dall'inizio a Washington, particolarmente da quando il Segretario di Stato Clinton ha auspicato la politica della no-fly zone, il presidente Obama ha detto che la considerava una opzione, e il Segretario alla Difesa Gates ha messo in guardia contro di essa. Il risultato è stato una serie di provvedimenti provvisori, durante i quali Obama ha giustificato la limitata risposta degli Stati Uniti con gli impegni americani in Iraq e in Afghanistan.
Eppure, con la situazione di stallo prevalente in Libia, una serie di escalation graduali sono ulteriomente contemplate, dalla fornitura di armi, fondi e consulenti per i ribelli, all'introduzione di mercenari o addirittura truppe straniere. Lo scenario americano comincia ad assomigliare sempre di più al Vietnam, dove la guerra, anche lì, cominciò modestamente con operazioni segrete seguite da consiglieri militari.
Devo confessare che il 17 marzo ero incerto sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 1973, che apparentemente istituiva la no-fly zone in Libia per la protezione dei civili. Ma da allora è diventato evidente che questa minaccia ai ribelli da parte delle truppe di Gheddafi e tutta la retorica in proposito è in realtà molto minore di quanto venisse percepito in quel momento. Per citare il prof Alan J. Kuperman:
. . . Il Presidente Barack Obama ha grossolanamente esagerato la minaccia umanitaria per giustificare l'azione militare in Libia. Il Presidente ha affermato che l'intervento che era necessaria per impedire "un bagno di sangue'' a Bengasi, la seconda città più grande della Libia e ultima roccaforte dei ribelli. Ma Human Rights Watch ha pubblicato dei dati su Misurata, la città più grande dopo Bengasi, scena di prolungate battaglie, i quali rivelano che Muammar Gheddafi non sta volutamente massacrando civili, ma piuttosto restringe l'obiettivo ai ribelli armati che combattono contro il suo governo. La città di Misurata conta 400.000 persone. In quasi due mesi di guerra, là sono morte solo 257 persone – inclusi i combattenti. Dei 949 feriti, solo 22 - meno del 3 per cento - sono donne .... Né mai Gheddafi ha minacciato un massacro di civili a Bengasi, come dichiarato da Obama. La minaccia che "non ci sarebbe stata pietà'' del 17 marzo, aveva come unico obiettivo i ribelli, come riportato dal New York Times, secondo cui il leader della Libia aveva promesso l'amnistia per coloro che "avrebbero gettato via le armi''. Gheddafi aveva anche offerto una via di fuga ai ribelli aprendo la frontiera verso l'Egitto, per evitare una lotta "all'ultimo sangue”'5
Il record di interventi militari statunitensi in corso in Iraq e in Afghanistan suggerisce che dovremmo aspettarci un pesante tributo umano, se l'attuale situazione di stallo in Libia va avanti o se ci sarà un'escalation.
Il ruolo del petrolio e degli interessi finanziari nella guerra

Nella Macchina da Guerra Americana, ho scritto come:

... Con una dialettica apparentemente inevitabile,... la prosperità in alcuni grandi stati ha favorito l'espansione, e l'espansione negli Stati dominanti ha creato crescenti disparità di reddito.6 In questo processo lo stato dominante stesso è cambiato, sono stati progressivamente impoveriti i servizi pubblici, al fine di rafforzare le misure di sicurezza a beneficio di pochi, opprimendo la maggioranza.(7)
Così, come per molti anni gli affari esteri dell'Inghilterra in Asia hanno finito per essere condotti in gran parte dalla Compagnia delle Indie. ... allo stesso modo, la società americana Aramco, che rappresenta un consorzio delle grandi compagnie petrolifere Exxon, Mobil, Socal, e Texaco, ha condotto la sua propria politica estera in Arabia, con collegamenti privati con la CIA e l'FBI.(8) ...

In questo modo la Gran Bretagna e l'America hanno ereditato delle politiche che, una volta adottate dagli Stati metropolitani, sono diventate contrastanti con l'ordine pubblico e la sicurezza.(9)
Nelle fasi finali di una potenza egemone, vengono messi sempre più a nudo i ristretti interessi che guidano gli interventi, e i precedenti tentativi di creare stabili istituzioni internazionali vengono abbandonati. Consideriamo il ruolo della cospirazione nota come Jameson Raid nella repubblica Boera del Sud Africa alla fine del 1895, un raid condotto per sostenere gli interessi economici di Cecil Rhodes, che ha contribuito a provocare la Seconda Guerra Boera(10). O consideriamo il complotto anglo-francese con Israele del 1956, nel vano tentativo di mantenere il controllo del Canale di Suez.
Quindi prendiamo in considerazione le pressioni delle majors del petrolio come fattori della guerra degli USA in Vietnam (1961), in Afghanistan (2001), e in Iraq (2003).(11) Anche se il ruolo delle compagnie petrolifere americane nella guerra libica resta oscuro, è una virtuale certezza che negli Energy Task Force Meetings di Cheney si discutesse delle riserve di petrolio non solo dell'Iraq, ma anche della Libia, stimate a circa 41 miliardi di barili, ovvero circa un terzo di quelle dell'Iraq.(12)
Inoltre alcuni a Washington si aspettavano una rapida vittoria in Iraq che sarebbe stata seguita da un analogo attacco americano sulla Libia e l'Iran. Il generale Wesley Clark ha dichiarato ad Amy Goodman su Democracy Now quattro anni fa, che poco dopo l'11 Settembre un generale del Pentagono lo aveva informato che diversi paesi sarebbero stati attaccati dalle forze armate statunitensi. La lista comprendeva Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran.(13) Nel maggio del 2003 John Gibson, amministratore delegato di Halliburton Energy Service Group, ha detto a International Oil Daily, in un'intervista, "Ci auguriamo che l'Iraq sarà la prima tessera del domino e che la Libia e l'Iran seguiranno. Non ci piace essere tenuti fuori dai mercati perché dà un vantaggio ingiusto ai nostri concorrenti."(14)
E' anche una questione di pubblico dominio che la risoluzione ONU sulla no-fly zone n. 1973 del 17 marzo è avvenuta dopo poco tempo dalla minaccia pubblica di Gheddafi, del 2 marzo, di buttar fuori le compagnie petrolifere occidentali dalla Libia, e dal suo invito del 14 marzo a imprese cinesi, russe e indiane a produrre petrolio al loro posto.(15) Significativamente Cina, Russia e India (insiema al Brasile loro alleato nel BRIC), tutti si sono astenuti sulla risoluzione ONU 1973.
La questione del petrolio si intreccia strettamente con quella del dollaro, perché lo status del dollaro di valuta di riserva mondiale dipende in gran parte dalle decisioni dell'OPEC di denominare in dollari le transazioni di petrolio dell'OPEC. L'economia dei petrodollari di oggi risale a due accordi segreti con la Saudisin negli anni '70 per il riciclaggio dei petrodollari all'interno dell'economia americana. Il primo di questi accordi assicurava un sostegno speciale e continuo dell'Arabia Saudita al dollaro USA; il secondo assicurava il mantenimento del sostegno saudita per la determinazione del prezzo del petrolio dell'OPEC in dollari. Questi due accordi assicuravano che l'economia americana non sarebbe stata impoverita dagli aumenti del prezzo del petrolio dell'OPEC. Da allora il fardello più pesante invece è stato imposto ai paesi economicamente meno sviluppati, che hanno bisogno di dollari per i loro rifornimenti di petrolio.(16)
Come ha sottolineato Ellen Brown, in primo luogo l'Iraq e poi la Libia avevano deciso di sfidare il sistema dei petrodollari smettendo di vendere tutto il loro petrolio in dollari, giusto poco prima di essere attaccati.

Kenneth Schortgen Jr., scrivendo su su Examiner.com, ha osservato che "sei mesi prima che gli U.S.A. muovessero contro l'Iraq per abbattere Saddam Hussein, il paese petrolifero aveva fatto la mossa di accettare euro anziché dollari per il petrolio, e questo era diventato una minaccia al dominio globale del dollaro come valuta di riserva, e al suo dominio in petrodollari .. "
Secondo un articolo russo dal titolo "Bombardamento sulla Libia - Punizione per il tentativo di Gheddafi di rifiutare il Dollaro USA", Gheddafi aveva fatto una simile mossa coraggiosa: aveva intrapreso una politica di rifiuto del dollaro e dell'euro, invitando i paesi arabi ed africani ad utilizzare invece una nuova moneta, il dinaro d'oro. Gheddafi suggeriva di istituire un continente unito africano, 200 milioni di persone con una moneta unica. ... L'iniziativa è stata letta negativamente dagli Stati Uniti e dall'Unione europea, con il Presidente francese Nicolas Sarkozy che ha definito la Libia una minaccia per la sicurezza finanziaria del genere umano; ma Gheddafi ha continuato a spingere per la creazione di un'Africa unita.

E questo ci riporta al puzzle della Banca Centrale Libica. In un articolo pubblicato su
Market Oracle, Eric Encina ha osservato:
Un fatto raramente menzionato dai politici e dai media occidentali: la Banca Centrale della Libia è al 100% di proprietà statale .... Attualmente, il governo libico crea la propria moneta, il dinaro libico, tramite le strutture della sua propria banca centrale. Alcuni sostengono che la Libia è una nazione sovrana con grandi risorse proprie, in grado di sostenere il suo destino economico. Uno dei problemi principali per i cartelli bancari globalisti, al fine di fare affari con la Libia, è che devono passare attraverso la Banca Centrale Libica e la sua moneta nazionale, luogo in cui il loro dominio o potere contrattuale sono assolutamente pari a zero. Quindi, buttare giù la Central Bank of Libya (CBL) può non comparire nei discorsi di Obama, Cameron e Sarkozy, ma certamente è in cima all'agenda mondialista di assorbire la Libia nell'alveo delle nazioni compiacenti.(17)
La Libia non ha solo il petrolio. Secondo il FMI, la sua banca centrale ha circa 144 tonnellate di oro nei suoi caveaux. Con una base patrimoniale del genere, che bisogno può avere della BIS [Banca dei regolamenti internazionali], del FMI e delle loro regole?(18)
La recente proposta di Gheddafi di introdurre il dinaro d'oro per l'Africa ripropone la questione di un dinaro d'oro islamico lanciata nel 2003 dal Primo Ministro malese Mahathir Mohamad, così come da alcuni movimenti islamici.(19) Il disegno, che viola le regole del FMI ed è progettato per superarle, aveva avuto delle difficoltà a partire. Ma oggi i Paesi che accumulano sempre più oro piuttosto che dollari includono non solo la Libia e l'Iran, ma anche Cina, Russia, e India. (20)

Il Ruolo della Francia nel Porre Termine alle Iniziative Africane di Gheddafi
L'iniziativa degli attacchi aerei sembra essere inizialmente partita dalla Francia, con il sostegno precoce dalla Gran Bretagna. Se Gheddafi fosse riuscito nel suo intento di creare un'Unione Africana sostenuta dalla valuta e dalle riserve d'oro della Libia, la Francia, ancora potenza economica dominante nella maggior parte delle sue ex colonie africane, sarebbe stata la maggiore "perdente”. Infatti, un report di Dennis Kucinich in America ha confermato l'affermazione di Franco Bechis in Italia, trasmessa da VoltaireNet in Francia, che " piani per suscitare la rivolta di Bengasi sono stati avviati dai servizi segreti francesi nel novembre 2010." (21)
Se l'idea di attaccare la Libia è nata in Francia, Obama si è mosso rapidamente per sostenere i piani francesi di vanificare l'iniziativa africana di Gheddafi, con la sua dichiarazione unilaterale di emergenza nazionale, e il congelamento di tutti i 30 miliardi di dollari della Banca di Libia, fondi ai quali l'America aveva accesso. Questo è stato erroneamente riportato dalla stampa USA come il congelamento dei fondi del "Colonnello Gheddafi, dei suoi figli e della famiglia, e di alti membri del governo libico." (22) Ma in realtà la seconda sezione del decreto di Obama in modo esplicito mira a "Tutti i beni e interessi ... del governo della Libia, delle sue agenzie, strumenti e soggetti controllati, e della Banca Centrale di Libia."(23) Benché gli Stati Uniti abbiano attivamente utilizzato armi finanziarie negli ultimi anni, la confisca di $ 30 miliardi,"la più grande quantità che sia mai stata congelata da un ordine degli Stati Uniti", aveva un precedente, la confisca cospiratoria e illegale dei beni iraniani nel 1979 per conto della Chase Manhattan Bank.(24)
Le conseguenze del blocco dei 30 miliardi di dollari per l'Africa, così come per la Libia, sono state analizzate da un osservatore africano:
I 30 miliardi di dollari congelati da parte di Obama appartengono alla Banca Centrale libica ed erano stati assegnati come contributo libico a tre progetti chiave che avrebbero dato il tocco finale alla Federazione Africana - la African Investment Bank nella Sirte, in Libia, l'istituzione nel 2011 del Fondo Monetario Africano con sede a Yaoundée un fondo di 42 miliardi dollari di capitale e la Banca Centrale Africana con sede ad Abuja in Nigeria, che quando avesse iniziato a stampare moneta africana avrebbe suonato la campana a morto per il franco CFA (
moneta utilizzata da 14 paesi africani ex colonie francesi, ndt) attraverso il quale Parigi è stata in grado di mantenere il suo peso su alcuni paesi africani negli ultimi cinquant'anni. E' facile comprendere la collera francese contro Gaddafi. (25)
Lo stesso osservatore ha motivi per credere che i piani di Gheddafi per l'Africa fossero più benevoli di quelli dell'Occidente:
E 'iniziato nel 1992, quando 45 nazioni africane istituirono il Rascom (Regional African Satellite Communication Organization), in modo che l'Africa potesse avere le proprie comunicazioni via satellite abbattendo i costi delle comunicazioni nel continente. A quel tempo le telefonate da e verso l'Africa erano le più costose del mondo a causa della tassa annuale di 500 milioni di dollari intascati dall'Europa per l'uso di suoi satelliti, come Intelsat, per le conversazioni telefoniche, comprese quelle all'interno dello stesso paese.
Un satellite africano ha un costo unico di 400 milioni di dollari, e il continente non deve più pagare i 500 milioni dollari di locazione annuale. Quali banchieri avrebbero finanziato un progetto del genere? Era un problema – come possono gli schiavi che cercano di liberarsi dallo sfruttamento del loro padrone, chiedere allo stesso padrone di aiutarli a conquistare la libertà? Non sorprende che la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, gli Stati Uniti e l'Europa per 14 anni facessero solo vaghe promesse. Gheddafi aveva messo fine a questi vani appelli ai 'benefattori' occidentali, con i loro tassi di interesse esorbitanti. La guida Libica ha messo 300 milioni di dollari sul tavolo; la African Development Bank ha aggiunto 50 milioni di dollari e la West African Development Bank ha messo gli altri 27 milioni di dollari - ed è così che l'Africa ha avuto il suo primo satellite di comunicazioni, il 26 dicembre 2007. (26)
Io non sono in grado di confermare queste affermazioni. Ma, per queste ed altre ragioni, sono convinto che le azioni occidentale in Libia sono state progettate per frustrare i piani di Gheddafi per un'Africa autenticamente post-coloniale, non a causa della sua repressione contro i ribelli a Bengasi.
Conclusione
Da tutta questa confusione e false dichiarazioni io concluderei che l'America ha perso la sua capacità di mantenere e imporre la pace, da sola o con i suoi alleati nominali. Vorrei far presente che sarebbe nel migliore interesse dell'America, anche se solo per stabilizzare e ridurre i prezzi del petrolio, unirsi ora alle pressioni di Ban Ki-Moon e del Papa per un immediato cessate-il-fuoco in Libia. Negoziare il cessate il fuoco creerà certamente problemi, ma l'alternativa è l'incubo di vedere una inesorabile escalation del conflitto. L'America ha già avuto conseguenze tragiche per questo tipo di politiche. Non vogliamo avere altre perdite per lo scopo di sostenere il sistema iniquo dei petrodollari, che ha comunque i giorni contati.
In gioco non c'è solo la relazione dell'America con la Libia, ma con la Cina. L'Africa intera è una zona dove l'Occidente e i Paesi del BRIC investiranno entrambi. La sola Cina, avida di risorse, si prevede che investirà nell'ordine di 50 miliardi di dollari all'anno entro il 2015, una cifra (finanziata dal deficit commerciale americano con la Cina) con cui l'Occidente non può competere.(27) Se l'Occidente e l'Oriente potranno convivere pacificamente in Africa nel futuro dipenderà dalla capacità dell'Occidente di accettare la graduale diminuzione della sua influenza, senza ricorrere a ingannevoli stratagemmi (come lo stratagemma anglo-francese di Suez del 1956) per cercare di mantenerla.
Le precedenti transizioni nel dominio globale sono state segnate da guerre, rivoluzioni, o da entrambe. La nascita dell'egemonia americana attraverso le ultime due guerre mondiali dopo l'egemonia britannica è stata una transizione tra due potenze che erano sostanzialmente affini, e culturalmente vicine. Il mondo intero ha un immenso interesse a che la difficile transizione verso un nuovo ordine dopo l'egemonia statunitense sia raggiunto il più pacificamente possibile.
Peter Dale Scott, ex Diplomatico Canadese e Professore alla University of California, Berkeley, autore di Drugs Oil and War, The Road to 9/11, The War Conspiracy: JFK, 9/11, and the Deep Politics of War. Il suo libro più recente è American War Machine: Deep Politics, the CIA Global Drug Connection and the Road to Afghanistan. Collabora con il Centre for Research on Globalization (CRG). Questo articolo è pubblicato in partnership con il Asia Pacific Journal.
1 “McCain calls for stronger NATO campaign,” monstersandcritics.com, April 22, 2011, link.
2 Ed Hornick, “Arming Libyan Rebels: Should U.S. Do It?” CNN, March 31, 2011.
3 “Countries Agree to Try to Transfer Some of Qaddafi’s Assets to Libyan Rebels,” New York Times, April 13, 2011, link.
4 “President Obama Wants Options as Pentagon Issues Warnings About Libyan No-Fly Zone,” ABC News, March 3, 2011, link. Earlier, on February 25, Gates warned that the U.S. should avoid future land wars like those it has fought in Iraq and Afghanistan, but should not forget the difficult lessons it has learned from those conflicts.
"In my opinion, any future Defense secretary who advises the president to again send a big American land army into Asia or into the Middle East or Africa should 'have his head examined,' as General MacArthur so delicately put it," Gates said in a speech to cadets at West Point” (Los Angeles Times, February 25, 2011, link).
5 Alan J. Kuperman, “False Pretense for War in Libya?” Boston Globe, April 14, 2011.
6 America’s income disparity, as measured by its Gini coefficient, is now among the highest in the world, along with Brazil, Mexico, and China. See Phillips, Wealth and Democracy, 38, 103; Greg Palast, Armed Madhouse (New York: Dutton, 2006), 159.
7 This is the subject of my book The Road to 9/11, 4–9.
8 Anthony Cave Brown, Oil, God, and Gold (Boston: Houghton Mifflin, 1999), 213.
9 Peter Dale Scott, American War Machine: Deep Politics, the CIA Global Drug Connection, and the Road to Afghanistan (Berkeley: University of California Press, 2010), 32. One could cite also the experience of the French Third Republic and the Banque de l’Indochine or the Netherlands and the Dutch East India Company.
10 Elizabeth Longford, Jameson’s Raid: The Prelude to the Boer War (London: Weidenfeld and Nicolson, 1982); The Jameson Raid: a centennial retrospective (Houghton, South Africa: Brenthurst Press, 1996).
11 Wikileak documents from October and November 2002 reveal that Washington was making deals with oil companies prior to the Iraq invasion, and that the British government lobbied on behalf of BP’s being included in the deals (Paul Bignell, “Secret memos expose link between oil firms and invasion of Iraq,” Independent (London), April 19, 2011).
12 Reuters, March 23, 2011.
13 Saman Mohammadi, “The Humanitarian Empire May Strike Syria Next, Followed By Lebanon And Iran,” OpEdNews.com, March 31, 2011.
14 "Halliburton Eager for Work Across the Mideast," International Oil Daily, May 7, 2003.
15 “Gaddafi offers Libyan oil production to India, Russia, China,” Agence France-Presse, March 14, 2011, link.
16 Peter Dale Scott, “Bush’s Deep Reasons for War on Iraq: Oil, Petrodollars, and the OPEC Euro Question”; Peter Dale Scott, Drugs, Oil, and War (Lanham, MD: Rowman & Littlefield, 2003), 41-42: “From these developments emerged the twin phenomena, underlying 9/11, of triumphalist US unilateralism on the one hand, and global third-world indebtedness on the other. The secret deals increased US-Saudi interdependence at the expense of the international comity which had been the base for US prosperity since World War II.” Cf. Peter Dale Scott, The Road to 9/11 (Berkeley: University of California Press, 2007), 37.
17 "Globalists Target 100% State Owned Central Bank of Libya."   Link.
18 Ellen Brown, “Libya: All About Oil, or All About Banking,” Reader Supported News, April 15, 2011.
19 Peter Dale Scott, “Bush’s Deep Reasons for War on Iraq: Oil, Petrodollars, and the OPEC Euro Question”; citing “Islamic Gold Dinar Will Minimize Dependency on US Dollar,” Malaysian Times, April 19, 2003.
20 “Gold key to financing Gaddafi struggle,” Financial Times, March 21, 2011, link.
21 Franco Bechis, “French plans to topple Gaddafi on track since last November,” VoltaireNet, March 25, 2011. Cf. Rep. Dennis J. Kucinich, “November 2010 War Games: ‘Southern Mistral’ Air Attack against Dictatorship in a Fictitious Country called ‘Southland,’" Global Research, April 15, 2011, link; Frankfurter Allgemeine Zeitung, March 19, 2011. 
22 New York Times, February 27, 2011.
23 Executive Order of February 25, 2011, citing International Emergency Economic Powers Act (50 U.S.C. 1701 et seq.) (IEEPA), the National Emergencies Act (50 U.S.C. 1701 et seq.) (NEA), and section 301 of title 3, United States Code, seizes all Libyan Govt assets, February 25, 2011, link. The authority granted to the President by the International Emergency Economic Powers Act “may only be exercised to deal with an unusual and extraordinary threat with respect to which a national emergency has been declared for purposes of this chapter and may not be exercised for any other purpose” (50 U.S.C. 1701).
24 “Billions Of Libyan Assets Frozen,” Tropic Post, March 8, 2011, link (“largest amount”); Peter Dale Scott, The Road to 9/11: Wealth, Empire, and the Future of America (Berkeley and Los Angeles: University of California Press, 2007), 80-89 (Iranian assets).
25 “Letter from an African Woman, Not Libyan, On Qaddafi Contribution to Continent-wide African Progress , Oggetto: ASSOCIAZIONE CASA AFRICA LA LIBIA DI GHEDDAFI HA OFFERTO A TUTTA L'AFRICA LA PRIMA RIVOLUZIONE DEI TEMPI MODERNI,” Vermont Commons, April 21, 2011, link. Cf. Manlio Dinucci, “Financial Heist of the Century: Confiscating Libya's Sovereign Wealth Funds (SWF),” Global Research, April 24, 2011, link.
26 Ibid. Cf. “The Inauguration of the African Satellite Control Center,” Libya Times, September 28, 2009, link; Jean-Paul Pougala, “The lies behind the West's war on Libya,” Pambazuka.org, April 14, 2011.
27 Leslie Hook, “China’s future in Africa, after Libya,” blogs.ft.com, March 4, 2011 ($50 billion). The U.S trade deficit with China in 2010 was $273 billion.

28/04/11

QE2 – Slogan al posto di una politica seria

Articolo di Marshall Auerback su New Deal 2.0. : essere colombe del deficit non significa essere d'accordo col QE2.
Il programma QE2 di Bernanke ha danneggiato i risparmiatori, non ha fatto nulla per le banche, ed ha distrutto il tenore di vita della classe media.

La Federal Reserve ha annunciato la fine del suo controverso programma di 600 miliardi di dollari di acquisto di bond - come previsto. Questo è stato probabilmente l'evento più pubblicizzato dal lancio del Titanic. Francamente, io non sono sorpreso dalla mancanza di effetti del QE2. L'ho sempre considerato come uno slogan, piuttosto che una politica, e ho sempre sostenuto che i suoi effetti sono stati venduti come effetti importanti sulla base della fondamentale mancanza di comprensione delle operazioni monetarie. La Fed ha attuato un programma la cui tesi centrale era che l'intervento senza precedenti della banca centrale avrebbe provocato una ripresa del prestito bancario. Eppure, tre anni dopo, i prestiti bancari totali sono rimasti inferiori rispetto a prima che la Fed si mpegnasse nel quantitative easing.

23/04/11

L’ottusa austerità della BCE

Che senso ha l'aumento dei tassi da parte della BCE?  

di Massimo Pivetti* - 22 Aprile 2011

La BCE ha aumentato il tasso di interesse – è probabilmente il primo di una serie di aumenti previsti nei prossimi mesi – al fine di contrastare l’inflazione salita a marzo al 2.6% rispetto al 2.4 di febbraio. Trattandosi di inflazione di origine esterna, provocata dagli aumenti dei prezzi internazionali delle materie prime energetiche ed alimentari, la ratio antinflazionistica dell’avvio nelle presenti condizioni di una politica di moneta più cara non è immediatamente evidente.
Innanzi tutto, secondo le versioni oggi dominanti del punto di vista ortodosso in materia di politica monetaria, un aumento del tasso di interesse da parte della banca centrale sarebbe giustificato solo se dietro la maggiore inflazione vi fossero anche aumenti dei salari monetari e dei prezzi attribuibili a squilibri nelle condizioni interne di domanda e offerta aggregate. Ma certamente neppure Trichet può pensare che oggi, all’interno dell’eurosistema, la domanda aggregata stia premendo sui limiti posti dal prodotto potenziale.

20/04/11

La lunga strada di lacrime verso l'unione fiscale dell'Europa

Wolfgang Munchau sul Financial Times, ci racconta di avere infine capito in che modo l'Unione Europea ha intenzione di risolvere la crisi dell'euro, e  che l'Italia avrà un ruolo in tutto questo.
Secondo lui, cercando di mantenere fede al patto stabilito tra Merkel e Sarkozy durante la famosa, o famigerata, passeggiata sulla spiaggia a Deauville, non forzeranno con la ristrutturazione del debito. Ma dato che il debito greco oramai platealmente risulta insostenibile, per rimanere coerenti probabilmente sceglieranno il percorso di una ristrutturazione su base volontaria, con un allungamento delle scadenze dei titoli greci.
Una ristrutturazione volontaria è, naturalmente, dice Munchau , un ossimoro.

Standard & Poor's la scorsa settimana ha dichiarato che per rendere il debito sostenibile occorrerebbe un “taglio” tra il 50 e il 70 %, - una ristrutturazione di grandi dimensioni, dato che il livello del debito previsto raggiunge ormai il 160 per cento del PIL.
Il senso di questa mossa è quindi soprattutto politico, più che economico. Può convincere l'Unione europea e il FMI a mettere in cantiere un nuovo prestito alla Grecia per l'anno prossimo.

19/04/11

Che Cosa Significa l'Outlook Negativo di S & P per gli Stati Uniti?

La  "illogica" tendenziosa delle agenzie di rating vuole che anche gli USA - come già l'Europa - dipendano dal dio mercato.    18 Apr 2011  -  di Marshall Auerback, dal Roosevel Institute    
La  miserabile reputazione e il difetto di logica delle agenzie di rating parla da sé.
Dunque, l'agenzia di rating Standard & Poor's, dopo aver confermato la tripla A, ha rivisto l'outlook degli Stati Uniti da stabile a negativo. Come mai la gente dia ancora credibilità all'organizzazione che ha dato "tripla A" alla spazzatura tossica dei subprime,  va oltre la mia capacità di comprendere. Diamo uno sguardo alla storia: il downgrade del debito non ha avuto nessun impatto sul Giappone, quando Moody's e S & P hanno cercato di tirargli lo stesso scherzo.

17/04/11

I Piani dei Tedeschi per Far Fronte alla Crisi Greca.

Dopo l'alt del Bundestag a eventuali rifinanziamenti automatici da parte della Germania al fondo Salva-Stati, e l'incertezza sul risultato delle elezioni in Finlandia, oramai la ristrutturazione dei debiti “sovrani” (parola grossa) insostenibili, in Europa non è più un tabù.

Un articolo del Financial Times conferma che la Germania sta elaborando dei piani di ristrutturazione del debito greco nel caso che “le riforme economiche non riescano a tirare fuori il Paese dalla crisi di bilancio”.

Nell'articolo si parla di soluzioni “market friendly”, mentre si tace su  altre opzioni,  che pure a quanto pare sono allo studio:

"Persone informate dei fatti hanno dichiarato che altre possibilità sono state prese in considerazione, ma il Cancellierato e il Ministero delle finanze si sono soffermati soprattutto su queste opzioni market friendly”

 Ma quali sono le opzioni amichevoli coi mercati?

Hamas Accusa Israele: Arrigoni Assassinato per Fermare la Flottiglia di Gaza

Omicidio di  Vittorio Arrigoni: cui prodest?

Le organizzazioni radicali islamiche nella striscia di Gaza hanno preso le distanze dal rapimento e assassinio dell' attivista italiano Vittorio Arrigoni, trovato morto Venerdì mattina nella Striscia.

Secondo il giornale di Gaza Palestine Today, tra i gruppi che hanno negato il coinvolgimento nel fatto vi è Tawhid wal-Jihad, il gruppo di al-Qaida che inizialmente si era detto avesse in mano l'italiano come ostaggio al fine di chiedere la liberazione del loro leader, recentemente arrestato da Hamas.

Anche Hamas ha condannato l'uccisione, affermando che si è trattato di un atto vergognoso, contrario alla tradizione del popolo palestinese. Il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum ha dichiarato che l'obiettivo di questa banda di fuorilegge depravati è quello di diffondere il caos e l'anarchia nella Striscia di Gaza, ed ha aggiunto che il rapimento e l'assassinio di Arrigoni aveva lo scopo di impedire la partenza della prossima flottiglia diretta verso la Striscia di Gaza il mese prossimo. Barhoum ha spiegato che secondo lui l'assassinio aveva lo scopo di dissuadere altri attivisti stranieri dall'arrivare nella Striscia.
Di conseguenza, Hamas ha accusato Israele di essere mandante dell'omicidio, facendo notare che Arrigoni aveva spesso parlato contro la politica israeliana a Gaza, arrivando a paragonare quelli che lui chiamava "i crimini di Israele contro i palestinesi" ai crimini nazisti. Inoltre, era stato arrestato due volte dalle autorità israeliane.

14/04/11

Un'occhiata alla stampa tedesca: Corte dei Conti silura il fondo Salva-Stati

 EuroIntelligence riporta la notizia pubblicata dal FT Deutschland - e da tutti i media tedeschi - secondo cui la Corte dei Conti tedesca ha emesso una sentenza importante, che rischia di essere imbarazzante per Angela Merkel.

In una relazione alla Commissione Bilancio del Bundestag, la Corte dice che il capitale versato  al fondo ESM che la Germania dovrà fornire tra il 2013 e il 2017 potrebbe essere più alto del previsto.
Secondo le decisioni del vertice UE di fine marzo, la Germania deve pagare 21.7 miliardi degli 80 miliardi di euro che dovranno essere versati dai paesi dell'eurozona nel fondo Salva-Stati. La Merkel aveva affermato che il governo tedesco sarebbe stato in grado di pagare quei soldi in cinque rate annuali di 4.35 miliardi di €.

La Corte sottolinea però che se un paese risultasse incapace di far fronte alla sua quota di capitale sottoscritto, e se allo stesso tempo un altro Stato richiedesse l'aiuto del ESM, questo accordo non sarebbe più valido. In questo caso infatti la percentuale di capitale versato in rapporto al totale delle emissioni ESM ancora in sospeso (di 700 miliardi di €), potrebbe ridursi sotto il minimo del 15% - rapporto considerato necessario per mantenere un rating AAA. E in tal caso i paesi partecipanti al fondo ESM potrebbero decidere a maggioranza semplice - e di conseguenza contro l'intenzione tedesca - che lo stock di capitale versato e quindi il contributo tedesco deve essere aumentato.

13/04/11

Luci e ombre del progetto economico del Pd

Interessante articolo made in Italy di Sergio Cesaratto da economiaepolitica.it, che critica il progetto economico del PD...a parte le "luci" e ombre... perchè se a un'analisi  anche corretta uniscono delle proposte  sbagliate, allora o non hanno capito la loro stessa analisi - o buttano fumo negli occhi..!?!

di Sergio Cesaratto - 12 Aprile 2011
In maniera non rituale si può affermare che il progetto economico presentato a fine marzo dal PD contenga elementi di pregevole novità accanto ad altri che non appaiono del tutto soddisfacenti. I primi prevalgono sopratutto nella ricostruzione delle cause ultime delle crisi globale ed europea, i secondi nelle proposte. Provo a discuterne, in maniera costruttiva, limitandomi al primo capitolo relativo al contesto europeo, che è la questione chiave.
 
1. L’analisi della crisi ne attribuisce l’origine ai mutamenti nella distribuzione del reddito occorsi nelle principali economie capitalistiche negli ultimi trent’anni. L’espansione sregolata della finanza indirizzata ad attività speculative finanziarie e immobiliari e al credito al consumo sarebbe stata funzionale a compensare la debolezza della domanda effettiva dovuta alla contrazione della quota dei salari nel reddito nazionale. Tutto questo ha trovato la sua espressione più nota negli Stati Uniti culminando nella vicenda dei famosi mutui “sub-prime”, ma si è manifestato in Europa in una forma più subdola. Nel nostro continente infatti paesi come la Germania hanno supplito alla debolezza della propria domanda interna, conseguenza della loro politica neomercantilista di moderazione salariale e fiscale (sottolineata in molti articoli su questa rivista sin dal primo numero), sostenendo tramite il sistema finanziario i consumi privati (e, nel caso della Grecia, i consumi pubblici) della “periferia europea” in modo da garantire sbocchi per le proprie esportazioni. In quest’ultima, analogamente a quanto accaduto negli Stati Uniti, lo scoppio delle bolle immobiliari ha reso manifesta l’insostenibilità dei debiti contratti dal settore privato e bancario - nel caso della periferia europea nei confronti delle banche dei paesi centrali.

12/04/11

Colpo di Stato Silenzioso: la UE si Impadronisce dell'Europa?

Articolo di Daily Bell che commenta l'accordo sulla governance economica europea del 15 marzo, ma anche il metodo subdolo dei piccoli passi con il quale l'eurocrazia estorce la sovranità nazionale senza chiedere permesso.

 18 Marzo 2011

L'UE inaugura una 'rivoluzione silenziosa' assumendo il controllo delle politiche economiche nazionali ... Il nuovo quadro configura un intervento senza precedenti sui bilanci nazionali e sulle decisioni economiche ... Dopo mesi di trattative spesso dure, i Ministri delle Finanze europei hanno finalmente dato il via libera ad una radicale svolta verso un monitoraggio centralizzato dei processi di bilancio nazionali e, ancora di più , di tutte le politiche economiche - sia dei paesi che utilizzano la moneta unica che di quelli che non la usano. - EU Observer

L'altro giorno la UE si è impadronita dell'Europa. Avete letto qualcosa in proposito? Forse sapete che l'ex presentatore tv Charlie Sheen trasmette ora da Radio City Music Hall e che Lady Gaga ha fatto un nuovo single sulla tolleranza di genere. Oh, sì, tra l'altro, l'UE ha appena realizzato la più grande presa di potere legislativo nella storia dell'umanità.

Era una notizia da prima pagina, no? Non è vero? Niente affatto. Tale massiccia presa di potere non è stata quasi registrata dai media mainstream. Finora ne hanno parlato solo i blogs su Internet. Ma una copertura della notizia, per fortuna, è stata fornita dal EU Observer (vedi estratto sopra), che la definisce come una "rivoluzione silenziosa". Una descrizione appropriata.

10/04/11

Considerazioni sull'1% e sull'egualitarismo

 Stefano del Grande Bluff  ha ripreso l'articolo di Stiglitz tradotto da me,  1% vs. 99% , e ci ha tenuto a fare una precisazione: Stiglitz non è un komunista!!!

Giusta precisazione,  perché ogni volta che si condannano le crescenti disuguaglianze create dalle politiche neoliberiste degli ultimi decenni, aleggia un sospetto di comunismo, socialismo di stato, populismo, ecc ecc.
Invece, condannare la crescente iniquità non significa necessariamente rivendicare l'egualitarismo. 

Mi rifaccio a Gustave Thibon, il filosofo contadino, e alla sua idea di comunità di destino. Nel suo bellissimo libro Ritorno al reale,  Thibon dice che ogni società sana e vitale è tale perché si fonda su una comunità di destino, sul sentimento di interdipendenza gli uni dagli altri che vivono i membri della comunità. Un esempio tipico e fondamentale è la famiglia, la comunità organica per eccellenza.
Dice Thibon:

E' d'altronde significativo constatare che ogni società rimane sana e vitale nella misura in cui si rende affine alla famiglia: non per caso il termine padrone deriva da padre, non per caso il re è detto padre del popolo e la Chiesa è la madre dei fedeli.
Notiamo di sfuggita che, ben più che i legami di sangue, è l'interdipendenza dei destini che va a costituire l'unità familiare. L'esperienza prova che i più stretti legami di parentela non bastano a mantenere uniti degli esseri che vivono lontani gli uni dagli altri e non mettono più in pratica il quotidiano scambievole aiuto. La vecchia domestica che è sempre vissuta nella casa e ha allevato i bambini è più vicina a noi e fa parte della famiglia più che un parente lontano, dicono i contadini...
Questa solidarietà dei destini non implica necessariamente la loro somiglianza: il mozzo e il capitano a bordo della stessa nave, l'operaio e il padrone in un'impresa sana, il suddito e il principe in uno Stato ben costituito occupano posizioni sociali diversissime e non vivono nello stesso modo; essi sono tuttavia dipendenti l'uno dall'altro: mozzo e capitano, operaio e padrone, suddito e principe soffriranno o moriranno insieme se il bastimento affonda, se l'impresa fallisce o se la nazione subisce dei rovesci."

09/04/11

Un'Occhiata alla Stampa Europea sul Rialzo dei Tassi della BCE

Da EuroIntelligence. com diamo un'occhiata a qualche giornale europeo sull'aumento dei tassi...chi ne vuole di più, chi lo ritiene un errore...
(Reuters -  Financial Times - El Pais - Frankfurter Allgemeine)

La notizia del rialzo dei tassi della BCE è entrata nelle prime pagine dei giornali in tutto il mondo. Tutti si sono affrettati a precisare che la decisione è stata controversa, ed hanno citato economisti che indicano il pericolo per i paesi periferici, soprattutto per i mercati immobiliari in Spagna e Irlanda. Infatti i tassi sui mutui risentono immediatamente delle variazioni in rialzo del tasso ufficiale di riferimento fissato dalla BCE. Se la BCE aumenta il tasso ufficiale che applica ai prestiti alle banche, queste aumenteranno il tasso interbancario cioè il tasso applicato ai prestiti tra banche. Ed è proprio questo tasso interbancario, chiamato Euribor, ad essere preso come riferimento per fissare i tassi sui mutui dei clienti.
Economisti intervistati da Reuters hanno previsto la prossima stretta per luglio, ancora di 25bp.

07/04/11

Giocare d'azzardo col pianeta

Altro articolo di Mr. Nobel Stiglitz che assolutamente merita di essere letto, su Project-Syndacate.org
di Joseph E. Stiglitz
6 Aprile 2011 
DUBAI - Le conseguenze del terremoto giapponese - in particolare la crisi in corso presso la centrale nucleare di Fukushima - risuonano in maniera cupa per chi osserva il crash finanziario americano che ha portato alla Grande Recessione. Entrambi gli eventi ci danno delle dure lezioni per quel che riguarda i rischi, e su come in realtà i mercati e le società non sono affatto in grado di gestirli.
Naturalmente, in un certo senso, non c'è paragone tra la tragedia del terremoto - che ha fatto più di 25.000 vittime fra morti e dispersi - e la crisi finanziaria, a cui non può essere attribuita una tale acuta sofferenza fisica. Ma quando si arriva a parlare della fusione nucleare a Fukushima, c'è un tema comune ai due eventi.
Gli esperti della industria nucleare e anche della finanza, ci avevano assicurato che le nuove tecnologie avevano del tutto eliminato il rischio di una catastrofe. Gli eventi hanno dimostrato che si sbagliavano: non solo i rischi esistono, ma le loro conseguenze sono state così enormi che hanno senza dubbio cancellato tutti i presunti benefici dei sistemi che i leaders del settore avevano sostenuto.
Prima della Grande Recessione, i guru del'economia americana - dal governatore della Federal Reserve ai titani della finanza - si vantavano di aver imparato a padroneggiare i rischi. Strumenti finanziari "innovativi", come i derivati ​​e i credit default swaps, hanno permesso la propagazione del rischio a tutta l'economia. Ora sappiamo che gli esperti non solo hanno illuso il resto della società, ma anche se stessi.

06/04/11

Dell'1%, Dall'1%, Per l'1%

Bellissimo articolo di Stiglitz -  anima grande - pubblicato su Vanity Fair.  Non servono parole di presentazione, solo leggere!
IL GRASSO E IL FURIOSO "L'1 per cento al top può avere le migliori case, la migliore istruzione e i migliori stili di vita" dice l'autore, ma "il loro destino è legato alle condizioni di vita del restante 99 per cento"

Illustrazione di Stephen Doyle
Maggio 2011


Gli americani sono stati a guardare le proteste contro i regimi oppressivi che concentrano enormi ricchezze nelle mani di pochi eletti. Eppure, nella nostra stessa democrazia, l'1 per cento della gente prende quasi un quarto del reddito nazionale - una disuguaglianza di cui anche i ricchi si pentiranno.

E' inutile far finta che ciò che di fatto è successo, non sia veramente accaduto. La fascia alta dell'1 per cento degli americani si prende ogni anno quasi un quarto del reddito nazionale. In termini di patrimonio invece che di reddito, l'1 per cento controlla il 40 per cento del patrimonio. Le loro sorti di vita sono sensibilmente migliorate. Venticinque anni fa, i dati corrispondenti erano del 12 per cento e del 33 per cento. Una reazione potrebbe essere quella di celebrare l'ingegno e la capacità di iniziativa che ha portato a queste persone la loro fortuna, e sostenere che l'alta marea solleva tutte le barche1. Ma sarebbe una risposta fuorviante. Mentre l'1 per cento al top ha visto il proprio reddito aumentare del 18 per cento negli ultimi dieci anni, la classe media ha visto i suoi redditi diminuire. Per quelli che hanno solo un diploma di scuola superiore, il calo è stato precipitoso – il 12 per cento solo negli ultimi venticinque anni. Tutta la crescita degli ultimi decenni - e oltre - è andata a quelli che stanno al top. In termini di equa distrubuzione del reddito, l'America è indietro rispetto a tutti i paesi del vecchio continente, l'Europa “fossilizzata” su cui ironizzava il presidente George W. Bush. I paesi a noi più vicini sono la Russia con i suoi oligarchi, e l'Iran. Mentre molti dei vecchi centri di disuguaglianza dell'America Latina, come il Brasile, negli ultimi anni si sono adoperati con discreto successo per migliorare la situazione dei poveri e ridurre i divari di reddito, l'America ha permesso la crescita delle disuguaglianze.

Gli economisti molto tempo fa hanno cercato di giustificare le grandi disuguaglianze che hanno portato tanti problemi durante la metà del 19° secolo, disuguaglianze che sono solo una pallida ombra di quello che vediamo oggi in America. Se ne vennero fuori con una giustificazione che ha preso il nome di "teoria della produttività marginale". In poche parole, questa teoria associa i redditi più alti con una maggiore produttività e quindi un maggior contributo alla società. E' una teoria che è sempre stata amata dai ricchi. La prova della sua validità, tuttavia, rimane inconsistente. I dirigenti aziendali che hanno contribuito alla recessione degli ultimi tre anni - il cui contributo alla nostra società, e alle loro stesse compagnie, è stato massicciamente negativo - hanno continuato a ricevere dei bonus di grandi dimensioni. In alcuni casi, le società erano talmente in imbarazzo a chiamare queste ricompense come "performance bonuses”, che si sono sentite costrette a cambiare il nome in “retention bonuses2” (anche se l'unica cosa che viene mantenute sono le cattive prestazioni). Coloro che hanno contribuito alla società con grandi innovazioni positive, dai pionieri della genetica ai pionieri dell'era dell'informazione, hanno ricevuto una miseria rispetto ai responsabili delle innovazioni finanziarie che hanno portato la nostra economia globale sull'orlo della rovina.

03/04/11

Stampare o non stampare. Questo è il dilemma?

Per una volta invece di tradurre voci dall'estero pubblico alcune riflessioni “made in home”, per esprimere il mio punto di vista su un argomento dove a quanto pare vado contro corrente. Anche se già presagisco grandi proteste, perché ogni volta che si parla di deficit del bilancio, di spesa pubblica, e soprattutto di monetizzare il deficit, stampando moneta o emettendo titoli, si mettono in moto a dir poco delle forti passioni.

La finanziarizzazione dell'economia, questa massa enorme di moneta che gira per il pianeta alla ricerca degli investimenti più momentanei e redditizi, le bolle che si gonfiano e che scoppiano, la salita alle stelle dei prezzi delle materie prime e dell'energia, sommati alle difficoltà di occupazione nell'economia reale che incontriamo tutti i giorni, noi e i nostri figli, ci fanno vedere come fumo negli occhi ogni discorso che prenda presumibilmente alla leggera l'aumento della moneta esistente. Come, se la moneta è già così sovrabbondante rispetto agli scambi reali, vogliamo ancora aumentarla? E per far che? Per nutrire il mostro finanziario che già tutto divora?
E poi: la moneta verrà inflazionata e perderà valore, e non possiamo certo fidarci della regolamentazione dei governi o delle banche centrali, dato che sono proprio loro che ci hanno ridotto nello stato in cui ci troviamo adesso.

Giusto. Tutto corretto.
Però ho la sensazione che, come accade anche a proposito di tanti altri fatti della vita sociale, quella che è una indignazione giusta e sacrosanta, venga sfruttata e rivolta verso falsi obiettivi, attraverso una abile manipolazione che parte dall'alto, attraversa il livello accademico e poi si diffonde nella società.

01/04/11

Il Deficit: Nove Miti Che Non Possiamo Permetterci

Coraggio, anche stasera zuppa di macro, con lenticchie e MMT (Moderna Teoria della Moneta)!!! Però è molto digeribile, e anche un po' piccante: un pool di economisti di tutto rispetto stravolge molti luoghi comuni sulla moneta. Dal sito di  New Deal 2.0  - Leggere,  riflettere, e  assimilare bene. Al termine un piccolo amaro.
04/27/2010 - di Lynn Parramore

E' giunto il momento di esaminare i nostri assunti fondamentali in fatto di disavanzo e di debito pubblico. Per decenni, il fondamentalismo del libero mercato è andato praticamente indiscusso e abbiamo visto tutti il risultato - una catastrofe economica di dimensioni epiche. Non possiamo permetterci di commettere lo stesso errore sulla tematica della responsabilità fiscale. E' il momento di prendere in considerazione delle prospettive alternative, invece di dare per buone le ortodossie che continuamente ci vengono ripetute, e che potrebbero compromettere il nostro futuro.Sette economisti affrontano i miti più pericolosi attualmente in circolazione sul fatto del disavanzo del bilancio pubblico.

Mito 1: Il governo deve perseguire il pareggio del bilancio come fa una famiglia privata.
 Realtà: Il nostro governo federale è l'emittente della moneta, cosa che rende il suo bilancio fondamentalmente diverso da quello del cittadino medio. 
Le discussioni sui deficit di bilancio del governo iniziano spesso facendo l'analogia con il bilancio di una famiglia. La gente dice: "Nessuna famiglia può spendere continuamente più del suo reddito, e quindi nemmeno il governo federale può farlo". Ma ci sono grandi differenze tra una famiglia e il governo federale. Non hai la possibilità di stampare denaro nel tuo salotto, vero? Bene, il governo può. Così il modo in cui il governo finanzia il proprio debito e la propria spesa è diverso dal tuo modo di fare.